jueves, 14 de julio de 2011

Facciendo la prova

Mentre faccio la prova di scrivere in questa lingua in cui so parlare, ma soltanto a volte, penso a quanto tempo ho perso pensando.
Il camminare per la strada è la scusa minima per inventare, ideare, idealizzare una realtà non cosí tanto reale.
Uno sfiori lascia volare l`immaginazione, inventado un universo che non esiste, e che, in realtà non esistirà mai. A volte, la consolazione, l`autocompassione propia della stessa tristeza ti strizzaocchio dicendoti che la realtà è la propria bellezza, quella che arriva senza avvisarti e che supera tutti i sogni d`estate con cui hai passato la notte. ¡Magari fosse certo! Ma all´interno sai che non è così, che la realtà è un giocco truccato, con decine di trappole aspettando per dirti che ci ha finito e che hai perso.
Di solito, mi trovo creando una vita parallela a questa mia. Conversazioni, oggetti, parole che si dicono in un silenzio che no finisce mai, dette per una bocca non aperta. Persone che vengono quando non sappiano già camminare. Resti di un giorno non proggetatto che non soportano non essere stato apprezziati al suo tempo e che non si arrendono, non soltanto alla dimenticanza, ma anche all`ignoranza. Perchè è peggio non avere avuto il grado di essere vissuto mai, che essere dimenticato quando, alla fine, si sa che si è vissuto qualche giorno.
E così passa il tempo, tra trucchi e sogni, verità e bugie, tra quello che vogliamo e quello che abbiamo, provando a lasciare a parte una realtà ed un`altra, per non emergere, non essere diversi, per non riconoscere che a volte non differenziamo una cosa successa di un`altra che non lo è.

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